Nell’ottobre 2015 fa scalpore una notizia: la BioViva (azienda specializzata nel settore della terapia genica anti-invecchiamento) annuncia la prima applicazione di terapie geniche per l’invecchiamento (o quantomeno, per alcuni, importanti, aspetti dell’invecchiamento).

L’esperimento è il primo ad applicare due terapie geniche contemporaneamente in un singolo paziente. Si tratta di due terapie sviluppate e applicate al di fuori degli States  (in Messico e Colombia) per aggirare ostacoli normativi e testate su un unico soggetto. Il paziente sarà sottoposto a visite di controllo a cinque, otto e dodici mesi dagli interventi, per poi essere monitorato per altri otto anni.

Il “pioniere” (che nel caso in questione è la stessa CEO di Bioviva) ha spiegato di essersi sottoposta ad un trattamento comprendente diverse iniezioni intravenose di un virus geneticamente mutato per includervi i “progetti genetici” dell’enzima telomerasi.

Se i risultati dell’esperimento saranno positivi, la BioViva spera di poter offrire le terapie “ad un costo accettabile” fra i tre e i cinque anni.

Quali sono i due geni presi di mira:
– il primo regola la lunghezza dei telomeri (telomerase reverse transcriptase – hTERT).
– il secondo (FST) regola la produzione di follistatina, un inibitore della miostatina, e mira a contrastare la sarcopenia, un tipico problema della terza (e mezza) eta’ e che consiste in una perdita di massa muscolare.

Cosa sono i telomeri e come funziona l’allungamento

Da qualche anno le ricerche scientifiche si sono concentrate molto sui telomeri, una sorta di “caschetto” che protegge le estremità dei cromosomi. La loro funzione sembra essere quella di mantenere in buona salute ed efficiente il DNA, che può in questo modo replicarsi: essi sono così importanti perché hanno la capacità di dare stabilità al DNA, evitando che i cromosomi si avvolgano su se stessi o si ricombinino in corrispondenza delle estremità.

Ma questi “caschetti” non hanno vita eterna: ad ogni replicazione del DNA, tendono ad accorciarsi, finché diventano così sottili, che non sono più in grado di svolgere la loro azione protettiva: il DNA si trova così esposto a danni di vario tipo, compaiono delle mutazioni e l’organismo invecchia.

E’ possibile rallentare l’invecchiamento, semplicemente riuscendo ad allungare i telomeri, ad evitare che si consumino? È la domanda che si sono posti gli scienziati della Stanford University, che hanno pubblicato nel febbraio 2016 i risultati dei loro esperimenti su FASEB Journal: essi avrebbero sviluppato una tecnica in grado di ringiovanire le cellule umane attraverso l’utilizzo di un Rna modificato per produrre proprio i  telomeri. I membri del team hanno somministrato dell’mRNA modificato, codificante il TERT, un enzima capace di aumentare la lunghezza dei telomeri, aggiungendo delle sequenze ripetitive di DNA, ad una coltura cellulare. Altri tre gruppi cellulari, sono stati utilizzati come ‘controlli’; ad uno veniva somministrato mRNA codificante una forma inattiva di TERT; ad un altro la soluzione attraverso la quale veniva somministrato il TERT; all’ultimo,  nessun trattamento.  I telomeri del gruppo di cellule sottoposto al trattamento attivo (cioè alla somministrazione di mRNA TERT) hanno presentato un rapido ‘allungamento’ nell’arco di pochi giorni, mentre i telomeri degli altri tre gruppi cellulari non mostravano alcuna alterazione. Una ricaduta pratica di questo esperimento è ad esempio che il piccolo numero di cellule contenuto in un campione bioptico potrà essere amplificato con questo metodo, al fine di ottenere un gran numero di cellule. Questa metodologia potrebbe inoltre trovare applicazione  nel  modeling delle malattie, nello screening dei farmaci e, naturalmente, in medicina rigenerativa,curando alcune malattie genetiche devastanti, causate da un inadeguato mantenimento dei telomeri. [fonte ANSA 5  febbraio 2016]
Appare chiaro che questi risultati sono stati ottenuti su alcuni animali, senza effettivi e concreti riscontri sull’uomo.

Il progetto BioViva Fiji

Da qualche giorno La Sierra Scientific (azienda specializzata nella produzione di strumenti e software medicali) e la BioViva hanno lanciato una nuova azienda, BioViva Fiji, tramite la quale apriranno una clinica anti-invecchiamento nel giro di un anno proprio alle Isole Fiji, note per essere anche un paradiso off-shore da ogni limitazione legislativa.

Unica nota “stonata”: i trattamenti saranno per pochi in quanto estremamente costosi.

Alcune riflessioni non conclusive

Fin dai primi albori della medicina, ciò che ha spinto gli uomini ad intervenire sono stati i bisogni primari relativi alla cura di un disagio e/o malattia che affliggeva il corpo; ora, vista la rivoluzione terapeutica e biologica che sta attraversando tuttora la nostra società i presupposti dell’azione medica sono cambiati: sono mutate le idee, sono mutate le concezioni di salute e malattia, sono mutate le persone, i valori, le priorità (pensiamo solamente alla conseguenze etiche e sociali che sta producendo la medicina predittiva). Abbiamo una nuova medicina che si discosta sempre più dai suoi scopi tradizionali o dalla cura delle malattie: oggi il medico, anzi, le multinazionali biotecnologiche (che stanno via via sostituendo questa figura), si occupano di esaudire i desideri dei cittadini, il più delle volte indotti da pubblicità e marketing diffusi.

Con la geneticization del sistema delle cure, con il mutamento della stessa professione medica, con l’irrompere dei test genetici in tutte le offerte commerciali (il cui uso sta perciò andando ben oltre le finalità di tutela della salute) e con il potere predittivo di  tali test  e quello  “curativo/migliorativo” delle terapie connesse, è chiaro che c’è il rischio che condizioni meramente ipotetiche si trasformino in situazioni attuali e vengano trasposte nella realtà, con conseguenze sociali e giuridiche assai dannose: si è già visto come la società si stia volgendo sempre più ad un’organizzazione fortemente connotata da criteri genetici di classificazioni e di controllo. Potrebbe emergere, infatti, una nuova forma di riduzionismo genetico basato su una classificazione delle relazioni in base alle caratteristiche genetiche di ognuno, e la possibilità di identificare e valutare tali caratteristiche potrebbe essere sfruttata da più aziende, le quali si contenderebbero i brevetti di uno o più geni preziosi per determinate finalità. Chi avrà accesso alle nuove tecnologie sarà infatti avvantaggiato, mentre chi è privo di determinate capacità o attitudini si vedrà precluso l’accesso al “biomercato”: un divario quindi fra enhanced ed unenhanced.

From chance to choice[1] è frutto del lavoro di quattro bioeticisti americani (A. Buchanan, D.W. Brock, N. Daniels e D. Winkler) che discutono sul tema delle tecnologie (genetiche) e sugli impatti che esse hanno sulla società, proponendo di considerarle come una sorta di ampliamento di libertà per gli esseri umani, da regolare però sulla base di un principio di giustizia (genetica). Si può ipoteticamente pensare ad un mondo dove le possibilità dell’ingegneria genetica saranno più avanzate di quanto siano oggi, dove, vista l’inarrestabilità del progresso, gli interventi potenziativi saranno all’ordine del giorno: su quali principi o linee guida si dovranno basare le Autorità statali per ottenere così un’equa distribuzione delle risorse? Gli Autori suggeriscono quindi di andare oltre la nozione di (vecchia) eugenetica e riflettere invece sulla genetica e la giustizia moderne: «la vecchia eugenetica era particolarista ed escludente nel condannare come inferiori tutti coloro che non raggiungevano supposti criteri di perfezione umana o purezza razziale; la nuova è universalistica ed inclusiva nella ricerca di prevenire la sofferenza con la cancellazione delle malattie genetiche»[2]. L’ampliamento di possibilità dell’intervento umano segna un passaggio da quella che è la lotteria naturale (genetica), from chance, all’opportunità di scegliere responsabilmente e consapevolmente, to choices.

[1]      Allen Buchanan, Dan Brock, Norman Daniels, Daniel Winkler, From chance to choice. Genetics and Justice, Cambridg University Press (New York) 2009

[2]      Allen Buchanan, Dan Brock, Norman Daniels, Daniel Winkler, From chance to choice. Genetics and Justice, op. cit., traduzione di Gianluca Attademo, Biotecnologie e natura umana: un rischio per l’autocomprensione del genere o una questione di giustizia? In Filosofia e Teologia, 1/2007, pagg. 100-115