Biobanche

Il rapido avanzamento della ricerca e delle tecnologie applicate alla genetica ha portato ad un considerevole aumento di interesse verso le collezioni di materiali biologici umani, oggetto di utilizzi sempre più intensivi nell’ambito della ricerca e della diagnosi medica. Un tempo considerati meri “scarti operatori”, oggi tali campioni sono protagonisti di una “nuova corsa all’oro”, poiché contengono informazioni essenziali per la ricerca medica, la comprensione dei processi patologici, la preparazione di nuovi medicinali e l’identificazione di nuove tecniche diagnostiche. Il valore assunto dai campioni biologici ha condotto alla proliferazione di banche di raccolta di tessuti umani sia all’interno dei grandi centri di ricerca che dei piccoli ospedali e alla nascita di società private che offrono servizi di stoccaggio e conservazione di materiali biologici. Ed ancora si è assistito alla creazione di grandi biobanche di popolazione, nelle quali vengono raccolti, catalogati e studiati i materiali biologici di inter-nazioni, banche di DNA ad uso forense e militare, nonché da ultimo banche di cellule staminali cordonali, con le quali si intende assicurare la salute futura dei propri figli.

Le biobanche possono essere considerate archivi o repository costituiti principalmente da librerie, intese come collezioni di contenuto, laddove il contenuto è il materiale biologico prelevato da differenti individui o specie, beni tangibili preziosi per il singolo e la collettività.  Agganciata al contenuto risiede l’informazione, sottoforma di dati, un bene intangibile ma di inestimabile valore. Sostanzialmente si può tracciare una differenziazione tra biobanche dei tessuti e biobanche genetiche.